Uno strano periodo storico quello che stiamo vivendo.

Paura, confusione, restrizione della nostra libertà, sirene in lontananza, sofferenza, isolamento, bombardamento mediatico.

Pausa, respiro.

Caschi per respirare, mascherine, bare, mezzi militari, aiuti cubani, militari russi, bandiere d’italia, inni cantati dai balconi.

Ci siamo scoperti fragili, deboli, vulnerabili. Questo virus ci ha ricordato che la natura è più forte di noi, che siamo una scoreggia in questo mondo e che tutto il nostro sapere non è sufficiente.

Un parassita delle dimensioni di qualche manciata di nanometri ci ha messo in ginocchio.

Pausa, respiro.


Ci sentiamo soli, ci hanno isolati, ci HA isolati, non possiamo abbracciarci, toccarci, incontrarci, ballare, allenarci.
Cosa faremo domani, avremo ancora un lavoro, potremo tornare a quella che pensiamo la normalità?

Stiamo prendendo schiaffi su schiaffi!

Pausa, respiro.


Ma in mezzo a tutto questo succedono anche continui miracoli.
Storie che corriamo il rischio di perdere, frastornati dagli schiaffi che stiamo prendendo.

Un giornalista, ti aspetteresti snocciolasse numeri sul suo profilo “social”, che ci raccontasse dell’immenso casino della Lombardia, della stazione Centrale di Milano.

Ma sul suo profilo non trovi nulla di tutto questo e allora ti soffermi un attimo, per prendere fiato, per capire.

Cominci a trovare un filo conduttore, giorno dopo giorno, post dopo post … sembrano post “privati”, sono racconti di pura poesia che ci mostrano una faccia diversa di questo bastardo virus.

Ci raccontano della Curva Pieri del Monza Calcio, dello Chef Fabio Giovanniello, del “nonno” Alpino, dello Chef Andrea Zafarana, dello Chef Silvio Malfa e di tanti altri eroi silenziosi.

Pausa, respiro.


E allora pensi allo stile, alla scelta di cosa raccontare, di come raccontarlo.

Dico la verità, conobbi Marco Pirola su Facebook diversi anni fa. Ho odiato il suo stile giornalistico per un po di tempo, poi ho cominciato a tollerarlo, poi a cercarlo, ed infine ad amarlo … anche quelle volte che sono lontano anni luce dal suo pensiero.

Marco ci ha raccontato di un mese e mezzo di volontariato, ci ha raccontato di 11 mila pasti sfornati gratuitamente dalla cucina da campo organizzata dagli Alpini di Monza, ma ha deciso di non farlo da giornalista.

Ci ha raccontato di una categoria che sta subendo, più di tante altre, i danni economici di questo virus: i ristoratori !
I ristoratori che invece di piangersi addosso formano un Comitato per fronteggiare quella emergenza che mette a rischio il futuro di migliaia di famiglie.

Quei ristoratori che decidono di mettere a disposizione le loro capacità per la nostra città !!!

Ci sono (anche) questi eroi a fottere questo bastardo di un virus, davanti a queste persone hai la certezza che non riuscirà ad isolarci, non riuscirà a rendere più piccolo il cuore di tutti, sentiamo che, con persone così, c’è la possibilità di trovare un nuovo equilibrio.

Lo abbiamo capito in questi due mesi, gli Eroi veri non sono quelli che ci vogliono parlare dai giornali, con comunicati, che entrano nelle nostre case dalle televisioni, non sono quelli che cercano di catturare il nostro voto, il nostro consenso … non sono loro.

In questi giorni scorro il profilo di Marco Pirola e vado a rileggere le descrizioni di questi Uomini, di quelli che mi fanno sperare che ce la faremo, perchè esistono Uomini così, e ho bisogno di ricordarlo a me stesso, spesso.

Leggendo tutte quelle storie mi rendo conto che ne manca una, quella di una persona che non era li per raccontare, che non ha fatto l’inviato, non ci sarebbe stato nulla di male intendiamoci, ma Marco ha semplicemente deciso di essere li a fare il volontario e di rendere onore a questi Eroi come solo lui sa fare, in modo discreto, solo sul suo profilo, quasi fosse qualche cosa di privato, dipingendo ogni figura con la sua penna.


Marco,
manca la tua storia, la storia di un giornalista che ha deciso di fare il volontario e mettersi a disposizione della Associazione Alpini di Monza, del Comitato Ristoratori Uniti (Ri.Un), dei volontari della associazione Bran.Co e da quelli dei tifosi del Monza della curva Davide Pieri.

Marco,
manca la tua storia.

Ho bisogno di ricordarmi tutti i giorni che esistono Eroi come voi, silenziosi, forti, con un cuore enorme. Cerchiamoli negli ospedali, nelle case di cura, nelle nostre case, nelle associazioni, nei social … non è facile vederli perché normalmente non amano il rumore, preferiscono il silenzio, preferiscono rimboccarsi le maniche e fare. Ciascuno di noi saprà chi ringraziare quando tutto sarà finito e saprà chi portare nel cuore.

Fissiamo forte l’immagine di questi Eroi nei nostri cuori, è l’unico modo per poter sperare che tutto questo ci possa veramente rendere migliori.

Grazie Eroi!!!